martedì 22 luglio 2008

La rinascita del cinema italiano (?)

(ANSA) - MILANO, 16 LUG - L'immagine del cinema italiano all'estero si e' rinnovata grazie anche ad una nuova generazione di giovani registi di talento. E' uno dei dati emersi dalla ricerca 'Un anno di cinema italiano', fatta dall'Osservatorio giornalistico internazionale Nathan il Saggio per il Martini Premiere Award. Oltre cento le testate estere monitorate per dodici mesi sino al primo luglio scorso. Tra i film piu' citati: Gomorra, Mio fratello e' figlio unico, Caos calmo, il Caimano e il Divo.

Questa notizia (e il nostro recente trionfo a Cannes) sembra confermare l'attuale buon momento della nostra cinematografia. L'Anica poi, nei suoi consuntivi, dice cose confortanti:
Il cinema è al quarto posto nella classifica delle attività svolte dai giovanissimi nel tempo libero e ben al secondo posto fra le attività a pagamento: va al cinema il 66% della popolazione 11-14 anni.
Nel 2007 è aumentato il contributo pubblico per i film di Interesse Culturale e per le Opere Prime e Seconde (+20 M€).
Rispetto all'anno precedente i film italiani hanno incassato il 58% in più.
La top 20 dei film usciti dal 1 gennaio 2007 vede, per la prima volta, la presenza di ben 9 film italiani (7 nel 2006).

L'attuale stagione ha visto l'uscita di vari lavori nettamente superiori alla media, ottimamente giudicati dalla critica e premiati dal pubblico. Vorrei ricordare l'asciutto e mai retorico "Cover boy" di Carmine Amoroso, l'eccezionale "Il Divo" di Paolo Sorrentino, l'interessante "Giorni e nuvole" di Silvio Soldini, il semplice e complesso (al contempo) "La giusta distanza" di Carlo Mazzacurati, il piacevole "Lascia perdere, Johnny" di Fabrizio Bentivoglio, il garbato e sincero "Non pensarci" di Gianni Zanasi, il toccante e mai patetico "Piano, solo" di Riccardo Milani, quel piccolo gioiello di "La ragazza del lago" di Andrea Molaioli, "Tutta la vita davanti" di Paolo Virzì con la sua sapiente miscela di ironia e amarezza, "Tutto torna" di Enrico Pitzianti con il suo affresco di una Sardegna attuale e multietnica.

Tutto bene dunque? I film sopra ricordati sembrano più un'eccezione che una costante.
Il grande regista francese di origine armena Robert Guediguian sostiene che il cinema italiano racconta solo "storielle", non più vicende interessanti, capaci di coinvolgere anche il pubblico straniero.
A mio parere, quello che spesso manca al nostro cinema (e che invece è la forza del miglior cinema americano) è il raccontare delle storie .
Abbiamo generalmente una serie di sketch triti e ritriti oppure la mostra delle elucubrazioni più o meno intellettualoidi di misconosciuti geni.

Eppure fin dai primi anni del Novecento si pose il problema di come incoraggiare le persone ad entrare nelle sale e tenere gli spettatori inchiodati alle poltrone. Si fece un semplice ragionamento: la passione, l'amore, l'avventura sono gli ingredienti della maggioranza dei libri e delle opere teatrali... perché allora non trasferire questi elementi sul grande schermo? Al buon soggetto (affidato alle mani di esperti sceneggiatori) si aggiungano la presenza di star in grado di affascinare il pubblico, un regista di provata affidabilità, scenografie e ambientazioni che colpiscano… E il gioco è fatto.
Gran parte del cinema italiano, dalla fine degli anni 70, sembra aver gradualmente dimenticato questa grande lezione del cinema americano.

Con le dovute eccezioni, il nostro cinema ormai da troppo tempo oscilla tra i giocattoloni natalizi (insulsi per lo più, girati svogliatamente e badanti solo a sfruttare la notorietà del comico di turno e che allontanano il pubblico amante del cinema) e i prodotti altamente impegnati (di difficile fruizione e che spesso fanno pentire lo spettatore di aver pagato il biglietto).

Generalmente se vado a vedere un film americano, avrò assistito a uno spettacolo di pregevole confezione e anche se il film non mi piace vedo attori quasi sempre perfetti, una bella fotografia, una ambientazione accurata… tanta tanta professionalità. Se un film italiano non mi piace, probabilmente niente si salva.

Meno volgarità, minor inseguimento del successo televisivo, maggiore professionalità da parte di tutti, maggiore disponibilità a raccontare storie in cui "io" possa riconoscermi senza ricorrere ad astruserie e cervellotici simbolismi (i film sopra ricordati ne sono un ottimo esempio): forse, così facendo, si potrà veramente parlare di
rinascita del cinema italiano.

Mi trovo pertanto sostanzialmente d'accordo con un articolo scritto tempo fa da Saura Plaesio, piuttosto pessimista al riguardo:
In effetti ciò che è carente nel nuovo cinema dei nostri tempi è una buona scrittura alle spalle. Cioè buoni soggetti e valide sceneggiature.
Che cosa manca al nostro cinema per risorgere veramente? Idee nuove, creatività, entusiasmo, talenti, schiere di buoni sceneggiatori, spirito d'iniziativa e d'équipe. In altri termini, il coraggio di saper fare del cinema lo specchio attento di un'italianità nuova che magari stenta a farsi strada, ma che c'è. Ma soprattutto, manca un'industria dello spettacolo svincolata dalle solite camarille politiche e partitiche, la quale purtroppo, allo stato attuale, elargisce straccamente fondi economici, premi e promozioni ai soliti noti della solita scuderia
.
La crisi del cinema italiano
tutteleproblematiche


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