Chi è annoiato, chi è frustrato, chi è depresso, chi è esaurito, chi è disadattato, chi ha una crisi esistenziale, chi si suicida….
Questo il campionario di umanità che viene rappresentato da Gianni Zanasi, ex allievo di Nanni Moretti, in un film che tutt'al più può definirsi "commedia amara" (molto amara)… ma certamente non irresistibile, esilarante, dal ritmo serratissimo come la pubblicità e alcuni giornali ce lo presentano. E' vero, a volte si sorride (raramente) per qualche battuta, per qualche comportamento... ma dalla sala si esce con malinconia, con la sensazione che la vita è più complicata di quanto appaia e che le cose non siano facili per nessuno.
"Non pensarci", che segna il ritorno alla regia di Zanasi dopo otto anni, ha il merito di non calcare la mano con il dramma, ma di rappresentare, con occhio al contempo spietato e tenero, la triste realtà quotidiana (di una provincia, di una famiglia) con leggerezza (e qualche spunto ironico, a volte surreale), una realtà caratterizzata da incomunicabilità, solitudine, nevrosi, ipocrisia, difficoltà ad essere se stessi... una realtà in cui l'apparenza sembra il primo valore, una realtà dominata dalla bugia e dal disagio ...
Premio Pasinetti a Venezia per il miglior film italiano, "Non pensarci" è da encomiare sia per l'assoluta mancanza di macchiette e volgarità (che riempiono tanto nostro cinema) sia per la prova maiuscola di tutti gli attori, nessuno escluso: primeggia Giuseppe Battiston, finalmente coprotagonista, che ha modo di mostrare in pieno un talento non consueto e una personalità fuori dal comune. Anche Valerio Mastandrea è bravo ma è penalizzato dal suo personaggio un po' improbabile ed eccessivamente stralunato (e che lo costringe a rifare continuamente se stesso).
Qualche lungaggine, qualche ripetizione si potevano evitare ma nel complesso è un film che non annoia e coinvolge lo spettatore, un film garbato, scritto bene e con sincerità su una umanità imperfetta e contraddittoria in cui non è difficile riconoscersi.
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