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E' sicuramente il miglior film di Paolo Virzì, il più complesso e il più difficile nel tentativo, riuscito, di unire grottesco e tragedia, ironia e disperazione, sorriso e amarezza.
Un racconto spietato e caricaturale, ma anche tenero, lucido e a volte surreale, che riprende la migliore lezione della passata e gloriosa "commedia all'italiana" invitante lo spettatore a riflettere divertendosi. Un film che ha entusiasmato la maggioranza dei critici e riempie i cinema (prova che il pubblico anche oggi non cerca solo spensieratezza ma ama "pensare").
Raramente capita che una miscela di commedia dramma musical triller risulti così compatta e perfetta: un misto di ferocia e pietà, disincanto e tristezza compiutamente fuso e omogeneo .
Una coralità di personaggi ben delineati, descritti con verve e sincerità, dalle tante sfaccettature mai banali e ottimamente interpretati da un cast che, tutto, fa faville: da sottolineare soprattutto la performance di Isabella Ragonese (si stenta a credere che sia quasi una esordiente, mostra una personalità una sicurezza una grinta al di fuori del comune) e di Micaela Ramazzotti (eccezionale in un ruolo difficilissimo da rendere plausibile).
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