venerdì 30 maggio 2008

"Il Divo" di Paolo Sorrentino


"Il Divo" è un film eccezionale, coraggioso nel linguaggio cinematografico e nell'impatto politico scrive Boris Sollazzo: come non concordare?
Ritratto di un potente, leggendariamente enigmatico e indecifrabile, ma soprattutto affresco di un'Italia del passato che spiega l'Italia di oggi, il nuovo film di
Paolo Sorrentino è un piccolo gioiello che rimarrà nella storia del cinema italiano… sia per ciò che dice sia per come lo dice (un cinema italiano finalmente adulto, autorevole, coraggioso "Corriere della Sera").
Con
"Il Divo" ritorna il cinema di denuncia civile-sociale-politica, vero e proprio fiore all'occhiello della nostra migliore industria cinematografica.
Magnifica analisi del Potere a cui tutto si sacrifica (forse anche la coscienza) condotta in chiave grottesca e quasi surreale: sembra incredibile quanto ci viene mostrato ma Sorrentino lo rende credibilissimo miscelando sapientemente immaginazione ipotesi impressioni intuizioni fatti. Il "divo Giulio" come metafora dell'Italia, farsa e tragedia al contempo.
Ritmo febbrile, montaggio serrato, inquadrature che ricordano l'arte espressionista, fotografia splendida, grande ricercatezza formale (sostanziale e non banale), atmosfera rarefatta, colonna sonora in perfetta sinergia con le immagini, performance da applauso dell'intero cast... caratterizzano questo lavoro giustamente premiato dalla Giuria a Cannes (al Festival il film ha ricevuto quasi dieci minuti di applausi all'anteprima, ha conquistato la stampa internazionale, ha trovato la distribuzione in Francia Belgio Olanda Grecia Inghilterra).
Giganteggia la prestazione di
Toni Servillo, novello Gian Maria Volontè: impossibile fare meglio. Straordinario e irriconoscibile, meriterebbe tutti i premi a disposizione, nessuno escluso.

Il monologo-confessione dai toni insolitamente accesi (e che rivelano più l'uomo che il politico) e la scena in cui marito e moglie assistono al concerto di Renato Zero in televisione sono due momenti di grandissimo cinema che difficilmente dimenticheremo (ma molte sono le scene indimenticabili: la presentazione a mo' di western della corrente democristiana, la carrellata in chiave pulp con gli omicidi in sequenza di Pecorelli Lima Dalla Chiesa Falcone Moro, le notturne passeggiate solitarie…).

Un film che fa riflettere e discutere, che angoscia e ci indigna: ritratto, tra il fantastico e il reale, di un personaggio per cui è impossibile non provare contemporaneamente fascino e repulsione, attrazione e paura; quadro di un'Italia a cui tutto scivola addosso senza lasciare traccia, un'Italia sempre più difficile da amare.
p.s.
Bello e suggestivo l'uso delle didascalie che si ribaltano, si specchiano e girano intorno ai vari personaggi.
recensioni

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