mercoledì 22 ottobre 2008

"Quel che resta di mio marito" di Christopher N. Rowley

Quel che resta di mio marito
(Bonneville)
Un film di Christopher N. Rowley
Con Jessica Lange, Kathy Bates, Joan Allen,
Tom Skerritt, Christine Baranski
Genere Commedia, colore 93 minuti
Produzione USA 2006
Distribuzione Teodora Film
[Uscita nelle sale venerdì 17 ottobre 2008]

Preferibile il titolo originale, "Bonneville": è la cadillac rossa, centro e punto di riferimento dell'intera storia raccontata (nonché casa protettiva delle tre protagoniste).
Opera prima di
Christopher N. Rowley (autore anche del soggetto) realizzata nel 2006 (ha inspiegabilmente atteso due anni per uscire nelle sale), prima pellicola americana distribuita dalla Teodora Film.

Come in
"Easy Rider" e "Thelma e Luise" abbiamo il viaggio come scoperta di se stessi, stimolo di crescita, simbolo di liberazione e di emancipazione, ma senza drammi, senza disperazione, senza violenze: come loro però, un inno all'amicizia e soprattutto all'indipendenza e alla autonomia, senza costrizioni né condizionamenti né compromessi. Centrato sul rapporto-scontro tra vita e morte, spirito di avventura e osservanza delle regole, alternando armoniosamente humour e pianto, ironia e introspezione emotiva, incontri presenti e ricordi, "Quel che resta di mio marito" è una vera e propria lezione, leggera e gradevole, su come liberarsi dai lacci del proprio passato e affrontare senza paure e tentennamenti il domani. Un film che "che sembra voler celebrare un ritorno alle libertà morali e naturali degli anni '70 contro la rigidità schematica delle generazioni successive" (Emanuele Rauco).
Un lavoro delicato e onesto. Un lavoro dal tono lievemente malinconico, gentile raffinato coinvolgente... che rifugge da patetismi o facili sentimentalismi, puntando sulla semplicità e sul ritratto veritiero di personaggi reali e non stereotipati (veri e propri archetipi dell'attuale mondo), e che ha l'indubbio merito di offrire allo spettatore più di uno spunto di riflessione. Un lavoro che il pubblico femminile non può non vedere (ritrovandovi gran parte delle proprie problematiche) e la cui visione è consigliabile anche al pubblico maschile per meglio comprendere e apprezzare il pianeta-donna.

Con tanta spazzatura che invade il grande schermo (proveniente in massima parte da oltreoceano) è assurdo che un'opera del genere abbia aspettato due anni per essere visibile nelle nostre platee: onore al merito alla Teodora Film che l'ha comprata e distribuita. Un film che col suo procedere soft è nettamente in controtendenza rispetto a ciò che Hollywood tanto spesso ammannisce, un film che offre due ore non banali di serenità.

Da 10 e lode la fotografia di Jeffrey L. Kimball (anche se qualcuno le ha rimproverato di essere troppo "cartolinesca"): ritrae impagabilmente paesaggi che dire "mozzafiato" è poco.

Punto di forza dell'intera operazione è naturalmente la grande prova delle tre Signore.
Una vera e propria gara di bravura tra
Jessica Lange Kathy Bates Joan Allen, una vera e propria lezione di recitazione: intense e partecipi, mai sopra le righe, sobrie e misurate al massimo, offrono una performance che sarà difficile dimenticare. L'impressione è che non recitino ma che "vivano" i rispettivi personaggi, personaggi che ci diventano subito familiari e che non si vorrebbe abbandonare mai.

Un plauso a Rowley e allo sceneggiatore (anche lui esordiente) Daniel D. Davis che
"non si spaventano a mettere in scena tre donne di mezza età, personaggi fuorilegge secondo tutte le regole commerciali in America" (Panorama).
Un film che dimostra, come meglio non si potrebbe (ed è lo stesso discorso di
"Mamma mia!"), che "bellezza e vitalità non necessitano di gioventù e misure da concorso" (Loudvision).

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