sabato 25 ottobre 2008

"L'uomo che ama" di Maria Sole Tognazzi


L'uomo che ama
Un film di Maria Sole Tognazzi
Con Pierfrancesco Favino, Xenia Rappoport, Monica Bellucci,
Piera Degli Esposti, Marisa Paredes,
Fausto Maria Sciarappa, Michele Alhaique,
Arnaldo Ninchi, Glen Blackhall
Genere Commedia, colore 102 minuti
Produzione Italia 2008 - Distribuzione Medusa
[Uscita nelle sale venerdì 24 ottobre 2008]

Il film che ha avuto l'onere e l'onore di aprire il Festival cinematografico di Roma (il primo dei 27 film italiani presenti all'evento).

Gran parte della critica non è stata tenera.
In effetti
"L'uomo che ama" è un'opera minimalista e intimista, elegante e ben girata, molto curata in ogni dettaglio, che vuole illustrare i vari gradi ed effetti del dolore, avendo l'occhio rivolto più al cinema francese che a quello nostrano (molti silenzi, molti sguardi, molte passeggiate…).
Il punto di partenza è il romanzo
"Cronache di un disamore" di Ivan Cotroneo (qui alla sua seconda esperienza come co-sceneggiatore, dopo "Piano Solo" di Riccardo Milani) e il tema centrale è l'uomo che soffre per amore (argomento non molto trattato dal cinema che preferisce mostrare la donna che piange e si addolora). Più volte la regista (Nastro d'Argento nel 2003 col suo "Passato prossimo") ha dichiarato il suo interesse per l'analisi della fragilità dell'animo maschile e ha avvertito che il suo lavoro non racconta un triangolo amoroso ma "due storie d'amore vissute in modi e tempi diversi". Tutta l'attenzione è rivolta quindi al protagonista, sempre in primo piano, archetipo dell'universo maschile di cui si esplorano sentimenti, debolezze, pensieri... vittima e carnefice al contempo (ma al primo aspetto si dà più rilevanza).
Ingiusto qualificarlo cinema
"vecchio e ripetitivo" (come ha scritto L'Unità): è palese la volontà della regista di fare qualcosa di diverso e di nuovo rispetto al panorama del cinema italiano. Non mancano certamente difetti (inutili storie parallele, presenza di personaggi superflui, qualche riempitivo di troppo, alternarsi non equilibrato di momenti enfatizzati e scene encomiabilmente asciutte e sommesse, ritmo narrativo non esaltante, squilibrio tra il mostrare la sofferenze di essere lasciato e la sofferenza di lasciare...), difetti che contribuiscono a non fare di questo film quello che sulla carta prometteva e a suscitare nello spettatore qualche attimo di noia o di irritazione: si aggiunga che non tutti i comportamenti sono sufficientemente motivati e che qualche notazione psicologica in più non avrebbe guastato..
Complessivamente è comunque un film non disprezzabile, spesso coinvolgente, interessante nella tematica e nella realizzazione.
Apprezzabili la musica delicata (ma invasiva), e la ben fotografata Torino austera e malinconica.
Bravi e impegnati tutti gli attori: menzione particolare al giovane Michele Alhaique (il fratello del protagonista) e a Marisa Paredes (in un piccolo ruolo riesce a dimostrare quale grande attrice sia).


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