Ridley Scott, aiutato dalla sceneggiatrice (premiata con l'Oscar) Callie Khouri evidentemente esperta dell'amicizia e complicità femminile, ha creato un film-manifesto che è anche un grande spettacolo (come dimenticare i paesaggi, gli spazi infiniti mai filmati con tanta maestria?).
Un inno alla libertà, alla gioia di vivere, all'immaginario contro ogni forma di discriminazione, di oppressione, di vieto maschilismo. Un inno alla vita che vale la pena di essere vissuta contro lo squallido grigiore del quotidiano. Un inno all'indipendenza e alla autonomia, senza costrizioni né condizionamenti né compromessi.
Famoso finale tragico: il regista vuole forse dire che le donne per essere vive e libere possono solo morire?
Grande performance di due grandi: Susan Sarandon ha continuato ad esserlo in tutti i film interpretati, Geena Davis purtroppo ha avuto rarissime occasioni per dimostrare quello che vale.
Un film (ha procurato nel 1992 a Ridley Scott la sua prima nomination all'Oscar per la miglior regia) in cui il coinvolgimento è totale, come l'immedesimazione nelle due protagoniste: "un concentrato di emozioni che rimangono dentro anche dopo che i titoli di coda avranno finito di scorrere" (Fabrizio Formenti).
Ha scritto "Repubblica":
"Ridley Scott, da bravo inglese espatriato, continua a guardare all'America con divertita stupefazione e, dopo una serie di film tanto affascinanti dal punto di vista strettamente cinematografico quanto deludenti nel complesso, firma un film-manifesto che è un trionfo dello spettacolo ma che coglie anche un'inquietudine diffusa e attualissima... Thelma & Louise è raccontato con un ritmo vertiginoso, incalzante, velocissimo, in un remake pantografato di tutte le grandi fughe nel deserto di cui è costellato il sogno del cinema, e si traduce in un gigantesco e sfolgorante spot pubblicitario sulla curiosità, il malessere, la crudeltà, la violenza in agguato dietro ogni minima trasgressione femminile. Scott ci martella con la musica, strizza gli occhi a tutti, (quel ciclista resta in mezzo al deserto non potrebbe essere uscito da un film di Lynch?) e resta personalissimo nel gigantismo di un bombardamento di immagini che sarebbe virtuosistico se non avesse un nucleo profondamente doloroso".
Ha scritto "Il Sole-24 ore":
"Non c'è happy ending in Thelma & Louise, c'è sincera commozione nelle battute finali, eppure non si esce con il cuore gonfio: Ridley Scott - e la giovane sceneggiatrice Callie Khouri - ci comunicano al contrario un'intensa gioia di vivere. La storia finisce male, ma che cosa importa? Restano le risate, la musica, gli spazi infiniti, i volti e la simpatia delle due donne. Restano due ore di rivincita dell'immaginario sullo squallido grigiore del quotidiano".
sabato 22 marzo 2008
I Classici: "Thelma & Louise"
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