Keanu Reeves, Jennifer Connelly, Kathy Bates, John Cleese, J. C. S. Smith
Fantascienza, 103 min., USA 2008 – Twentieth Century Fox
[Uscita nelle sale Venerdì 12 Dicembre 2008]
Il bel film del 1951 del grande Robert Wise è nella memoria di tutti gli appassionati del genere (anche perché era uno dei rari casi, negli anni Cinquanta, di "fantascienza di sinistra" che invece di paventare il pericolo rosso inneggiavano al pacifismo: grande coraggio nell'opporsi alla guerra fredda e al maccartismo con la sua paranoica caccia alle streghe ). Da evidenziare poi che per la prima volta eravamo noi umani ad essere i diversi, per la prima volta un film aveva come punto di vista quello dell'alieno, dell'invasore (Cineblog).
Ammalata ormai da tempo di remake a tutto spiano, Hollywood ne propone una nuova versione (diretta da Scott Derrickson) condita, naturalmente, dai soliti ripetitivi inflazionati effetti speciali.
La critica non è stata tenera:
Il Giornale: I paragoni storici non v'interessano? Lasciate perdere questo modesto film.
L'Unità: ...tedioso.
Cineblog: ...il film non può nemmeno lontanamente esser paragonato alla versione originale, a causa di una sceneggiatura che grida semplicemente vendetta…
Repubblica: ...il tasso emotivo del film, del resto, è inversamente proporzionale all'uso dei trucchi digitali (difficile, ormai, definirli "effetti speciali", tanto sono diventati comuni).
Liberazione: ...un film di fantascienza approssimativo e fintamente vintage, dotato di un ottimo cast sempre confinato in dialoghi e caratterizzazioni banali. Budget alto, ma non si vede.
Panorama: ...da un cult non può essere tratto un nuovo cult.
35mm: I classici dovrebbero esser lasciati stare, specie quelli di fantascienza. Non è riuscito nell'impresa l'inventivo Tim Burton col suo "Planet of the Apes" né il Re Mida del cinema americano Steven Spielberg, rifacendo "La guerra dei mondi".
Avvenire: ...un gran brutto pasticcio.
Il Secolo: ...drammone popcorn movie.
Xanadu: Scott Derrickson si assume l'incarico di dirigere su commissione il film apocalittico di Natale targato Fox, e lo fa senza lode e con una buona dose d'infamia, costruendo un contenitore vuoto, privo di spessore...
I tempi sono cambiati. Il pericolo non è più la guerra atomica ma l'ambiente sempre più maltrattato (l'impegno ecologista caratterizza sempre maggiormente l'America progressista). Sembrerebbe quindi che la prospettiva della nuova versione sia radicalmente diversa da quella originale ma, a pensarci bene, non è del tutto vero: giustamente Il Mattino scrive che Derrickson e i suoi sceneggiatori sono riusciti a preservare lo spirito del vecchio film nell'assunto che l'uomo è il vero nemico di se stesso.
Il problema del riscaldamento globale e dell'esaurimento delle risorse energetiche è al centro del film, ma il vero problema è che il tema è svolto in modo talmente scontato e superficiale da non appassionare affatto lo spettatore di cui non riesce a calamitare l'attenzione e l'emozione.
Situazioni e risvolti poco verosimili, nessi logici sconclusionati, psicologie alquanto approssimative ed improbabili, dialoghi stereotipati che definire banali è poco, vicenda piatta e prevedibile, didascalismo eccessivo, conclusione troppo veloce e scarsamente interessante, eccesso di spot pubblicitari che andavano evitati… rendono lo spettacolo una vera e propria occasione sprecata che non può non deludere non solo il pubblico più esigente ma anche chi dal grande schermo pretende un intrattenimento minimamente coinvolgente.
Gli ottimi (solitamente) attori presenti sono completamente sprecati.
Da sottolineare che Keanu Reeves (non all'altezza di Michael Rennie, uno dei migliori attori di teatro inglese, che interpretò nel 51 lo stesso ruolo) sembra ormai essersi fossilizzato nel personaggio di "Matrix", monocorde e ascetico come non mai.
In definitiva mi trovo pienamente d'accordo con Pietro Salvatori: "Ultimatum alla Terra" è un'operazione strumentale, nata senza quella verve e quel gusto nel mettere in piedi una storia che sono condizioni basilari affinché un buon film di intrattenimento non cada nella temibile morsa della noia.
p.s.
Ultimo demerito, come giustamente sottolineato da Gabriele Niola: il film è fastidiosamente evangelico, individuando anche apertamente delle costanti tra il comportamento alieno e quello del Dio cristiano nei vangeli.
tuttelerecensioni
Ammalata ormai da tempo di remake a tutto spiano, Hollywood ne propone una nuova versione (diretta da Scott Derrickson) condita, naturalmente, dai soliti ripetitivi inflazionati effetti speciali.
La critica non è stata tenera:
Il Giornale: I paragoni storici non v'interessano? Lasciate perdere questo modesto film.
L'Unità: ...tedioso.
Cineblog: ...il film non può nemmeno lontanamente esser paragonato alla versione originale, a causa di una sceneggiatura che grida semplicemente vendetta…
Repubblica: ...il tasso emotivo del film, del resto, è inversamente proporzionale all'uso dei trucchi digitali (difficile, ormai, definirli "effetti speciali", tanto sono diventati comuni).
Liberazione: ...un film di fantascienza approssimativo e fintamente vintage, dotato di un ottimo cast sempre confinato in dialoghi e caratterizzazioni banali. Budget alto, ma non si vede.
Panorama: ...da un cult non può essere tratto un nuovo cult.
35mm: I classici dovrebbero esser lasciati stare, specie quelli di fantascienza. Non è riuscito nell'impresa l'inventivo Tim Burton col suo "Planet of the Apes" né il Re Mida del cinema americano Steven Spielberg, rifacendo "La guerra dei mondi".
Avvenire: ...un gran brutto pasticcio.
Il Secolo: ...drammone popcorn movie.
Xanadu: Scott Derrickson si assume l'incarico di dirigere su commissione il film apocalittico di Natale targato Fox, e lo fa senza lode e con una buona dose d'infamia, costruendo un contenitore vuoto, privo di spessore...
I tempi sono cambiati. Il pericolo non è più la guerra atomica ma l'ambiente sempre più maltrattato (l'impegno ecologista caratterizza sempre maggiormente l'America progressista). Sembrerebbe quindi che la prospettiva della nuova versione sia radicalmente diversa da quella originale ma, a pensarci bene, non è del tutto vero: giustamente Il Mattino scrive che Derrickson e i suoi sceneggiatori sono riusciti a preservare lo spirito del vecchio film nell'assunto che l'uomo è il vero nemico di se stesso.
Il problema del riscaldamento globale e dell'esaurimento delle risorse energetiche è al centro del film, ma il vero problema è che il tema è svolto in modo talmente scontato e superficiale da non appassionare affatto lo spettatore di cui non riesce a calamitare l'attenzione e l'emozione.
Situazioni e risvolti poco verosimili, nessi logici sconclusionati, psicologie alquanto approssimative ed improbabili, dialoghi stereotipati che definire banali è poco, vicenda piatta e prevedibile, didascalismo eccessivo, conclusione troppo veloce e scarsamente interessante, eccesso di spot pubblicitari che andavano evitati… rendono lo spettacolo una vera e propria occasione sprecata che non può non deludere non solo il pubblico più esigente ma anche chi dal grande schermo pretende un intrattenimento minimamente coinvolgente.
Gli ottimi (solitamente) attori presenti sono completamente sprecati.
Da sottolineare che Keanu Reeves (non all'altezza di Michael Rennie, uno dei migliori attori di teatro inglese, che interpretò nel 51 lo stesso ruolo) sembra ormai essersi fossilizzato nel personaggio di "Matrix", monocorde e ascetico come non mai.
In definitiva mi trovo pienamente d'accordo con Pietro Salvatori: "Ultimatum alla Terra" è un'operazione strumentale, nata senza quella verve e quel gusto nel mettere in piedi una storia che sono condizioni basilari affinché un buon film di intrattenimento non cada nella temibile morsa della noia.
p.s.
Ultimo demerito, come giustamente sottolineato da Gabriele Niola: il film è fastidiosamente evangelico, individuando anche apertamente delle costanti tra il comportamento alieno e quello del Dio cristiano nei vangeli.
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