Il film ha entusiasmato pubblico e critica al Festival di Venezia. Nanni Moretti se ne è innamorato immediatamente e grazie alla sua Sacher è possibile ora vederlo nelle nostre sale.
Al suo terzo lungometraggio dopo un periodo di pausa, Sylvie Verheyde ci regala un piccolo grande film evitando accuratamente ogni forma di retorica, di luoghi comuni, di stereotipi... pur parlando (cosa non facile) di sentimenti e di adolescenza (e senza fastidiose tentazioni nostalgiche).
Temi portanti del film sono l'amore l'amicizia la compassione il dolore la solitudine… i disagi e i traumi che ogni essere in fase di crescita prova sulla sua pelle (e in cui ognuno di noi può riconoscersi) e il tutto offrendo un quadro acuto e intelligente non solo dell'adolescenza e del pianeta donna ma anche delle famiglie in disgregazione, delle banlieus di Parigi, degli anni Settanta (perfettamente ricostruiti).
Regia e sceneggiatura si spostano armoniosamente e abilmente tra due mondi diversi e contrastanti (l'elegante scuola borghese e il bar tumultuoso -frequentato da ubriaconi disadattati criminali- dove la protagonista passa gran parte della giornata), due mondi (ritratti con sobrietà e sincerità) che aiuteranno Stella, fragile e determinata al contempo, a scoprire nuove realtà e a maturare con graduale consapevolezza.
Una narrazione ironica ma anche triste e romantica (a tratti anche violenta), leggera pur affrontando temi seri e difficili, che cattura immediatamente la nostra attenzione rendendoci partecipi e complici come raramente accade.
Un film (in gran parte autobiografico, la regista ha trascorso l'infanzia nei quartieri poveri di Parigi dove i suoi genitori gestiscono un caffé) garbato e sensibile che intenerisce commuove diverte coinvolge... Un film senza eccessi didascalici o consolatori che, inducendo a riflettere su noi e il nostro passato, ci invita a prestare maggiore attenzione ai giovani, ad ascoltarli, a comprenderli nonostante tutto. Un film che (sorprendentemente e in controtendenza) esalta il valore della cultura e del suo potere di riscatto e libertà.
Giustissimo quanto scrive Marco Lodoli su Repubblica: "...andrebbe fatto vedere a tutti i ragazzi delle periferie italiane… quelli che devo convincere in ogni modo a non abbandonare aule e libri, perché se mollano è la fine, per loro fuori ci sarà solo desolazione e miseria, anche se sono convinti del contrario".
Eppure, al contrario di quanto accaduto in Francia, la nostra censura lo ha vietato ai minori: incomprensibile!
Bravissima nella sua credibilità l'esordiente Léora Barbara, ma un plauso anche a Karole Rocher e Benjamin Biolay (nei panni dei genitori di Stella) e a Guillaume Depardieu (nella sua ultima apparizione).
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