"Mario il Mago" (il titolo è tratto da un racconto di Thomas Mann in polemica col fascismo, polemica trasferita qui contro il capitalismo) è diretto e sceneggiato da Tamás Almási, finora noto come documentarista (tempo fa vinse il Premio Pulitzer per i suoi lavori sulle condizioni di vita delle donne in Ungheria).
E sono le donne a primeggiare in questa commedia agrodolce (i fatti narrati sono realmente accaduti) che inizialmente sembra centrare la sua attenzione su un popolo in cerca di identità quando, dopo la caduta del muro di Berlino, democrazia e capitalismo si affacciano all'Est. In effetti abbiamo una storia al femminile dal finale tragico che vede la protagonista in preda a una ossessione amorosa che la porterà alla pazzia: dramma di una donna ridotta alla follia dai suoi sogni scambiati per realtà.
Un film indipendente, dal basso costo (e si vede… ma questo di per sé non è un male) che soffre per una sceneggiatura che non cura nel dovuto tutti i personaggi e risulta eccessivamente sbrigativa in risvolti che sono invece importanti nello svolgersi della narrazione. Il ritmo lento, i tempi morti, le inquadrature per lo più statiche, il contenuto troppo scopertamente didascalico, il bozzettismo affiorante qua e là... non migliorano la situazione: solo le ultime scene coinvolgono e catturano l'attenzione dello spettatore.
Purtroppo il film (assurdamente!) è doppiato, il che non rende le difficoltà e le incomprensioni del rapporto tra i due protagonisti, Veronica ungherese Mario italiano (difficoltà e incomprensioni su cui tutta la storia è imperniata).
Brava Júlia Nyakó, poco convincente Franco Nero (qui in veste anche di produttore), sopra le righe Vittorio Marsiglia.
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mercoledì 3 dicembre 2008
"Mario il Mago" di Tamás Almási
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