sabato 15 novembre 2008

"Changeling" di Clint Eastwood

Con Angelina Jolie, John Malkovich,
Jeffrey Donovan, Colm Feore,
Jason Butler Harner
Drammatico, 140 min
USA 2008, Universal Pictures
[Uscita nelle sale venerdì 14 Novembre 2008]

L'argomento è forte, le intenzioni sono nobili… ma il film (considerato chi è il regista) delude.

Presentato al
61° Festival di Cannes con svariati elogi da parte della critica, "Changeling" (nel vocabolario inglese il termine indica una bambino sostituito) è una grande produzione che affronta temi importanti e ha il coraggio di denunciare le storture della giustizia americana.
Ma non sembra un film degno del grande Clint che ci aveva abituato a una intensità, a una sobrietà, a una essenzialità sempre più rare sul grande schermo.

Non vi sono sfumature: tutto è mostrato, tutto è spiegato all'eccesso, niente è lasciato alla intuizione e all'immaginazione, all'inquietudine e incertezze dello spettatore. La storia che ci viene raccontata è vera (un drammatico fatto di cronaca dell'America alla fine degli anni Venti) ma il film non sembra credibile. Non è verosimile il modo con cui polizia e manicomio vengono rappresentati: sembra di assistere a un film di guerra degli anni 50, dove i tedeschi erano necessariamente macchiette sanguinarie a tutto tondo.

Un'opera eccessivamente, e inutilmente, troppo lunga, massimamente didascalica e a volte sentenziosa, dal grosso budget talmente evidenziato che procura fastidio (la perfetta ricostruzione dell'epoca è "sbattuta" in faccia al pubblico anche quando non è necessario). Un'opera che nell'ultima mezz'ora perde di mordente e di tensione, sembra girare a vuoto, risulta superflua.

Dopo
"I ponti di Madison County", è il secondo lavoro di Clint Eastwood imperniato su una figura femminile. Ma non solo Angelina Jolie non è Meryl Streep, ma il suo personaggio risulta piatto e incolore: la regia ha delineato una figura monocorde, dalle espressioni e atteggiamenti in contrasto con il suo agire. Una donna dallo spirito irriducibile (che racchiude in sé il meglio del coraggio, della forza d'animo, della volontà di non piegarsi), combattiva e tenace al massimo ma che si muove, contradditoriamente, come una "mammoletta", sempre truccatissima e curata, sempre altamente elegante, sempre giovane e bella (tranne una piccola parentesi): il che impedisce allo spettatore di partecipare, di commuoversi, di lasciarsi interamente coinvolgere dalla tragedia di cui si parla.
Si pensi, nel su citato film del 1995, alla celebre scena della mano di Meryl Streep sulla maniglia della macchina (una delle più belle dell'intera storia del cinema): in pochi attimi abbiamo tutto un mondo di infelicità e di angoscia espresso come meglio non si potrebbe. In due ore e mezzo,
"Changeling" non riesce che a trasmetterne una pallida e asettica immagine.

Si diceva all'inizio del coro di elogi che il film ha ricevuto a Cannes. Non manca però qualche voce discordante (e che mi trova perfettamente d'accordo): Il Corriere della Sera scrive
"È la prima volta dove il personaggio femminile non abbia lati oscuri, sia in qualche modo così «monocorde»... Il film ci lascia la conferma dell'abilità di Eastwood come regista e come narratore, ma in fondo lo sapevamo già"; su Il Foglio leggiamo "Troppo lungo per quel che ha da raccontare"; Il Mattino sostiene "...il nucleo narrativo si disperde in troppi rivoli e la ricostruzione in costume insinua una patina di maniera"; Repubblica infine ironizza "Angelina Jolie, sempre col cappello in testa, onora il contratto senza sollevare il nostro tasso di partecipazione emotiva alle sue ambasce".


Da apprezzare la splendida fotografia e la colonna sonora (suggestiva e malinconica, scritta dallo stesso Eastwood), ma soprattutto l'evidente indignazione morale del regista di fronte a una vergogna umana sociale politica, la sua rivolta contro un potere repressivo arrogante corrotto prevaricatore, che inganna e umilia... e a cui nulla sembra opporsi.

p.s.
Il doppiaggio non contribuisce alla credibilità del film

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