lunedì 23 giugno 2008

I Classici: "Io ti salverò"

Grande successo di pubblico all'epoca, meno di critica… ma ultimamente è stato rivalutato.
Un film dove tutto funziona perfettamente: dalla celeberrima colonna sonora di Miklós Rózsa vincitrice dell'Oscar alla trama piena di suspense (sceneggiatura del grande Ben Hecht), dalla splendida fotografia in bianco e nero di George Barnes all'eccezionale carisma dei due protagonisti
Ingrid Bergman (premiata dal New York Film Critics Circle) e Gregory Peck
Io ti salverò costituisce uno dei più celebri e complessi thriller di Hitchcock (MyMovies).
Il film è tutto giocato attorno ai «classici» della letteratura hitchcockiana, la «stranezza» del protagonista, lo scambio di persone, l'apparenza di colpevolezza, il valore terapeutico dell'amore. Lei è Ingrid Bergman, troppo bella per non essere addirittura taumaturgica. Il film è semplicemente splendido. E mi tengo basso (Walter Veltroni).
Io ti salverò, è un film imperdibile. Per gli amanti del genere, poi, è da collezionare (Movieplayer).
Una vicenda che, ad onta dell'età della pellicola (1945), avvince lo spettatore grazie alla sapiente regia del maestro del giallo cinematografico, Alfred Hitchcock, ed alle magistrali interpretazioni dei due protagonisti (Marco Cherubini).
Un film estremamente moderno, le cui tematiche sono ora più conosciute. Un Hitch rivoluzionario, quindi. E, come sempre, che sa colpire nel modo giusto. Nella mente e nel cuore (FilmUp).
Un giallo " a doppia corsia" con continue metafore visive (le porte...), una musica di commento geniale, un ritmo travolgente che conferiscono al film una struttura poetica e narrativa che sonda in maniera profondissima i lati oscuri del rapporto amoroso e della psiche umana (Ciao.it).
Un gran pezzo di cinema (ilDavinotti).
Io ti salverò del 1945 è certamente il primo film nel quale il cinema affronta il tema della psicanalisi… e ha delle pagine di cinema memorabili, soprattutto nelle rappresentazioni oniriche realizzate in collaborazione con Salvator Dalì (TempiModerni).
Immagini che però non piacquero al produttore (il famoso e potente David Selznick):
Alfred Hitchcock tuttavia utilizzò la maggior parte del lavoro di Dalì (ma fu tagliata una sequenza onirica in cui Ingrid Bergman si trasformava in una statua della dea Diana, sequenza andata perduta).





i classici
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