venerdì 11 aprile 2008

Censura & autocensura (2)): Il Codice Hays


Will H. Hays, presidente della Motion Pictures Producers and Distributors of America, detto lo zar del cinema, avvocato e fanatico moralizzatore, era un ex-ministro delle Poste degli Stati Uniti che ricopriva un'alta carica nella Chiesa Presbiteriana.
A lui (e al reverendo Daniel A. Lord della Compagnia di Gesù) si deve la creazione del
Motion Picture Production Code, con il quale l'industria cinematografica si dava un'autoregolamentazione.
"Non sarà prodotto alcun film -recitava il Codice- che abbassi il livello morale degli spettatori. La simpatia del pubblico non dovrà essere mai indirizzata verso il delitto, la disonestà, il peccato. La perversione sessuale e ogni riferimento ad essa sono proibiti". Prevedeva, inoltre, che la durata media di un bacio non dovesse superare il tempo di secondi. Altre "perle": l'adulterio è illecito, la nudità proibita, le scene di passione devono essere strettamente indispensabili, la violenza è vietata, le scene di svestimento devono essere interrotte all'inizio e nessun compiacimento deve trasparire in chi si toglie i vestiti, l'ombelico deve restare nascosto, l'omosessualità e la prostituzione non possono essere mostrate sullo schermo…
Il Codice Hays sopravvisse con nomi diversi fino alla fine degli anni Sessanta. Il cinema doveva ormai affrontare l'avvento di minacciosi contendenti. Il primo di questi fu l'avvento della televisione, che permetteva al pubblico americano di non abbandonare le proprie abitazioni per vedere delle pellicole cinematografiche. Hollywood capì la necessità di dover offrire agli americani qualcosa che la televisione non sarebbe stata in grado di dare, poiché anche la televisione era soggetta ad un codice di regolamentaazione ancora più restrittivo. Da qui l'abbandono del Codice.
Ma il cambiamento è avvertibile anche prima.
Nel 1954 William Hays muore e Hollywood inizia ad affrontare tematiche meno tabù. Solo qualche anno prima sarebbe stato impossibile l'affermarsi di due miti immortali: Marlon Brando, James Dean.
Con
"Il selvaggio" (1954) Brando diventa un'icona dell'immaginario collettivo. Adorato dai giovani insofferenti delle costrizioni delle famiglie, è il simbolo dell'eroe inquieto e randagio, rozzo e romantico, a suo modo idealista.
L'anno dopo escono
"La valle dell'Eden" e "Gioventù bruciata": trionfo di James Dean, il ribelle senza causa e senza bandiera, l'antieroe per eccellenza.
Oggi negli USA non esiste censura cinematografica, ma la classificazione dei film viene fatta direttamente dall'MPAA, Motion Picture Association of America, che raggruppa i 7 grandi studios di Hollywood: Buena Vista Distribution (Walt Disney), Sony Pictures, Metro-Goldwyn-Mayer, Paramount Pictures, Twentieth Century Fox (News Corporation), Universal Studios (NBC Universal) e Warner Bros. Pictures (AOL Time Warner).
L'MPAA attribuisce ai propri film 5 tipologie di classificazione, che spaziano dal "Rated G" (sono ammessi spettatori di tutte le età) al NC-17 (non è consentito l'ingresso ai minori di 17 anni).
vedi prima parte
tutteleproblematiche





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