giovedì 10 aprile 2008

"La zona" di Rodrigo Plà

La follia e la paranoia, l'ipocrisia e la bestialità dell'uomo disposto all'autosegregazione e ai comportamenti più aberranti per difendere i propri privilegi. Questo il pessimistico quadro offertoci da "La zona", film messicano (coprodotto con la Spagna dopo il ritiro della Columbia Pictures) pluripremiato in festival e concorsi (meritoriamente distribuito in Italia dalla Sacher di Nanni Moretti).
In un ricco quartiere circondato da mura filo spinato e guardie, tre ragazzi delle favelas entrano per rubare: due moriranno subito, al terzo sarà data una caccia spietata. Questa la trama di un film teso, secco, asciutto, estremamente duro, un film che provoca indignazione e disagio, angoscia e rabbia: si stenta a credere che il lavoro di
Rodrigo Plà sia un'opera prima.
Niente retorica, niente toni predicatori, niente qualunquismo: una metafora, molto reale, dell'attuale società occidentale fobica e individualista(dove differenzazione di classe sempre più marcata, barriere sociali sempre più forti, avidità, prepotenza, corruzione, omertà, insicurezza ... la fanno da padroni), un affresco del lato oscuro presente in ogni essere umano splendidamente narrato secondo i moduli apparenti del racconto poliziesco.
Personaggi veri, con le loro contraddizioni e ambiguità. Non tutti sono assetati di sangue ed è questa la cosa terribile: la diffidenza verso chi non ci assomiglia, l'atmosfera che paura e isolamento creano, le circostanze in cui si è coinvolti anche nostro malgrado… finiscono coll'omologare tutti (buoni e cattivi) portando ognuno di noi alla più completa regressione in un girone infernale da cui non sembra esserci una via d'uscita.
Saranno le nuove generazioni a rompere le spietate regole di una società chiusa in se stessa, cinica e ottusa, disposta a tutto nel difendersi dai "diversi" ? L'ultima sequenza (dalla controversa interpretazione) forse lascia ben sperare.
Ritmo serrato, ottima prestazione di tutti gli attori, colonna sonora ben dosata e non prevaricante, fotografia "giusta" e funzionale, contribuiscono a fare de
"La zona" un'opera che chi ama il cinema non dovrebbe assolutamente mancare, un'opera che pone inquietanti interrogativi sul nostro modo di essere e sulla strada che abbiamo intrapreso.
"Repubblica" ha giustamente affermato:
"Scritto e diretto senza concessioni, un film che tutti (a cominciare dai giustizialisti di casa nostra) dovrebbero vedere e rivedere".

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