sabato 12 aprile 2008

Hollywood ieri, Hollywood oggi


Qualche considerazione su alcune differenze lampanti tra la produzione hollywoodiana di oggi e quella di ieri.
Tagliando il tutto con l'accetta è possibile sostenere che
oggi a trionfare sia lo spettacolo, ieri si puntava sulla narrazione.

Peculiarità del cinema classico era il raccontare una storia coerente, una trama fitta e rifinita basata su personaggi e uno sviluppo lineare dall'inizio alla fine: il rapporto causa-effetto era chiaro ed inequivocabile, gli avvenimenti erano motivati e chiaramente spiegati.
La stragrande maggioranza dei film di oggi sono spesso fragorosi, stracolmi di azione e di momenti spettacolari (le sfumature più delicate della struttura narrativa sono considerate una distrazione, una perdita di tempo).

Prendiamo ad esempio
"San Francisco" del 1936 o "Gli uccelli" del 63 e confrontiamoli con "Armageddon" del 1998 o "Nella mente del serial killer" del 2004.
Nei primi due abbiamo un graduale sviluppo della narrazione che cresce lentamente per tutta la durata del film verso un punto culminante: nel film di W.S. Van Dyke II una drammatica storia di relazioni personali che culmina nella rappresentazione del terremoto, in quello di Hitchcock il racconto di una tradizionale storia d'amore per poi sorprendere lo spettatore. Negli altri due lavori si hanno invece un incessante accumularsi di azioni spettacolari, e questo dall'inizio alla fine (con pause brevissime, giusto per riprendere fiato).

La spettacolarità quasi ininterrotta che caratterizza la maggior parte delle odierne produzioni hollywoodiane è spiegabile, secondo alcuni analisti, col mutamento della società americana che, per una perdita di "certezze", necessita oggi di gratificazione continua: basta col rimando di tipo puritano, adesso si vuole tutto subito e se ne vuole sempre di più. Il martellante susseguirsi di azione-avventura-emozione-eroismo-spettacolo-fragore oggi dilagante risulterebbe essere quindi una forma di compensazione.

Naturalmente molteplici possono essere le spiegazioni del fenomeno.
Il film-spettacolo si presta meglio ad essere pubblicizzato come film-evento e quindi aver più probabilità di forti incassi appena uscito; è più indicato per alimentare i mercati secondari diventati ormai importanti fonti di reddito (parchi giochi, videogames, gadget…); è più adatto al pubblico giovanile che costituisce la maggioranza fruitrice di cinema (la minoranza di spettatori più anziani o maturi tende ad apprezzare lavori più tranquilli, più sottilmente elaborati, lavori che si prendono tutto il tempo necessario per salire gradualmente al culmine).

p.s.
Il sociologo Pierre Bourdieu ("La distinzione: critica sociale del gusto", Il Mulino, Bologna 1983) partendo da un'indagine dell'industria cinematografica il cui risultato era che gli spettatori con istruzione universitaria sono nettamente inferiori agli altri, sostiene che i film che offrono una grande quantità di azione spettacolare assordante rispondono alle esigenze degli spettatori di estrazione sociale meno privilegiata (in maggioranza appunto) che hanno poco tempo o danaro per procrastinare la loro gratificazione.

(dati presi da "Il vizio del cinema" di Gianni Amelio, Einaudi 2004)
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