Danny Steg, Neomi Polani, Rami Davidoff
Drammatico, 118 min, Israele 2006, Medusa Films
"Qualcuno con cui correre" permette "di svelare una città dai colori lividi, molto distante dall'immagine da cartolina e dall'idea corrente della città sacra e divina" (Repubblica). All'anteprima, David Grossman (autore del libro che ha ispirato il film) ha dichiarato: "La Gerusalemme che descrivo è esattamente come le altre città del mondo, una città normale… E' vitale, vibrante, ricca… E' la Gerusalemme delle fogne, dei drogati e dei senza casa, ma al tempo stesso della grazia della compassione della solidarietà".
Qualche critico l'ha paragonata alla Berlino anni 70 mostrata in "Christiane F - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino" ma vedendo il film sembra più un ritratto aggiornato del mondo di Oliver Twist che una città vera o verosimile: una specie di corte di miracoli che rispecchia più certi ambienti del 68 che l'odierna realtà.
Stile neorealista (macchina da presa in mezzo alla strada, attori in massima parte non professionisti…) al servizio di inseguimenti drammi droga musica e amori che costituiscono l'ossatura del film, film che vuole essere, essenzialmente, una metafora sull'iniziazione all'età adulta.
Buona e originale l'idea di presentare il racconto in due azioni parallele ma sfasate nel tempo (una ragazza che finisce in un brutto giro, un ragazzo che la cerca) ma il tutto non riesce ad emozionare e coinvolgere lo spettatore. Difetta la mancanza di una analisi della società israeliana che dia significato a quanto vediamo e induca il pubblico a qualche riflessione.
Coprodotto da Luca Barbareschi, è un film a basso budget che ha avuto vari riconoscimenti (ha ricevuto l'Award of the Israeli Film Academy, è stato premiato al Miami Film Festival, ha trionfato al Giffoni Film Festival 2008).
Eccessivamente lungo, nella parte centrale sembra girare a vuoto e non aggiunge nulla di nuovo: il rischio noia è alle porte. Non migliora le cose la protagonista: Bar Belfer (al suo debutto come attrice) ha un viso bello e intenso ma non trasmette molto e non induce alla compartecipazione delle sue disavventure e delle sue speranze.
Resta comunque un film, a suo modo, interessante e insolito con l'intento di mostrarci come -in fondo- i giovani di tutto il mondo occidentale abbiano gli stessi problemi.
Da sottolineare che il film andrebbe visto nell'edizione originale: il doppiaggio, con accenni di romanesco e di partenopeo, è veramente sbagliato e rasenta la caricatura ("Qualcuno con cui correre" è l'esempio perfetto del cinema devastato dal doppiaggio, scrive Il Manifesto).
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