giovedì 21 agosto 2008

I Classici: "Passaggio in India"

Passaggio in India
(A Passage to India)
Un film di David Lean
Con Judy Davis, Peggy Ashcroft,
Victor Banerjee, James Fox,
Alec Guinness
Genere Drammatico, colore 163 minuti
Produzione Gran Bretagna 1984

Autore di grandi classici dello schermo e di capolavori indimenticabili (Grandi speranze Breve incontro Tempo d'estate Il ponte sul fiume Kwai Lawrence d'Arabia Il dottor Zivago La figlia di Ryan…) David Lean, nominato Sir, è stato sicuramente uno dei più grandi registi del grande schermo.

Morto il 16 aprile del 1991 all'età di 83 anni, aveva debuttato nel 1941 con
Il Maggiore Barbara (che vide anche il debutto di Deborah Kerr), non è stato un regista prolifico, almeno non così come lo erano alcuni della sua generazione. Ma in ogni opera da lui realizzata, non c'era un dettaglio che non fosse rigorosamente controllato e approvato dal regista. Alcune delle sue pellicole rimarranno indimenticabili, sia nelle splendide immagini che nei volti dei brillanti attori che li interpretavano. Ed è per ricordarlo sempre con affetto che il British Academy Award per il miglior regista è anche conosciuto, in suo onore, come il David Lean Award (Alessandra Galassi).
Passaggio in India è il suo ultimo film e corona degnamente una carriera strepitosa.

Grandi mezzi per un film di alto professionismo che non è soltanto illustrativo. Raffinato, un po' frigido, romantico ma lucido... Ottimi attori
(ilMorandini).

Ispirandosi al romanzo del '24 di Edward M. Forster, David Lean ha realizzato un bellissimo film (ilFarinotti).

Un feroce atto d'accusa contro l'arroganza razzista e tutte le dittature di ieri e di oggi (Emanuel MyMovies).

Passaggio in India viene infine a far contento chi predilige il grande spettacolo in cui dramma e mistero, sesso e avventura sono confezionati a regola d'arte…
Un film che esprime il meglio di sé nel largo respiro della rappresentazione, nell'equilibrio fra il tratteggio dei caratteri e lo sfondo socio-politico, soprattutto in quel senso dell'arcano al quale contribuiscono paesaggi magistralmente fotografati da Ernest Day: luoghi deputati, anche per il loro esotismo, al dubbio e all'ambiguo.
...Il film si lascia infatti godere per oltre due ore e quaranta, ha un'ariosa architettura narrativa, è accuratissimo quando descrive i rituali della colonia, e civilmente persuaso quando rievoca la miseria e lo sdegno degli indiani che gemono sotto il tallone britannico
(Corriere della Sera).

...splendore visivo e perfetto ritmo narrativo (Gianni Canova).

Un film che è insieme grande spettacolo e dramma intimista, affresco di un'epoca e di una mentalità e ritratto psicologico. Sicuramente una gioia per gli occhi, ma non solo. Un'opera appassionante e coinvolgente premiata da 11 nomination agli
Oscar e da 5 ai Golden Globe.

Perfetto il cast, tra cui primeggiano Peggy Ashcroft
(incoronata dagli Oscar) e Judy Davis.
La Davis è una delle migliori attrici del cinema americano e qui offre una prestazione eccezionale. Encomiabile per le sue scelte anticonvenzionali e controcorrente, è una delle attrici-feticcio di Woody Allen.
Moltissime volte candidata agli Oscar e ai Globe, fu pluripremiata nel 2002 per la sua interpretazione in tv della vita di Judy Garland: da sottolineare che l'anno dopo Meryl Streep, nel ricevere l'Emmy Award per
Angels in America, dichiarò "...and nobody has put a performance on film better than Judy Davis in 'The Judy Garland story'...." .
i classici


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