Sidney Lumet (sorprendentemente al suo esordio!) gira in diciannove giorni e con soli 343 mila dollari questo film, unanimamente giudicato un capolavoro della cinematografia americana.
Nel 1997 William Friedkinne ne ha realizzato una versione a colori per la tv (con un cast di grandi attori in cui spiccano Jack Lemmon nel ruolo che fu di Fonda e George C. Scott in quello di Lee J. Cobb), Reginald Rose dalla propria sceneggiatura ha tratto l'omonimo dramma rappresentato nell'ultima stagione da Alessandro Gassman, lo scorso anno Nikita Mikhalkov ci ha regalato un suo splendido personale remake ("12" ).
Magistrale nell'evidenziare le diffidenze e le false certezze di cui tutti siamo portatori (chiunque di noi può rispecchiarsi, con i propri sentimenti migliori e peggiori, nei diversi personaggi), Lumet ha firmato forse la sua regia migliore.
La perizia tecnica (uno stupendo bianco e nero, l'utilizzo di lenti che gradualmente avvicinano il fondale allo schermo per dare sempre di più la sensazione di claustrofobia) è completamente al servizio di una sceneggiatura estremamente intelligente, ritratto fedele e convincente di una società in cui sono presenti razzismo e maschilismo (nessuna donna e nessun coloured in giuria), frustrazione, paura, pregiudizi… ma anche sentimenti liberal e progressisti.
Inquietante ritratto di uomini non completamente privi di senso civico ma che inevitabilmente si lasciano influenzare non solo dall'estrazione sociale di chi devono giudicare ma soprattutto dalle loro storie personali. Un'analisi lucida e spietata di uomini di cui non sappiamo il nome ma che nella loro rispettabilità risultano confusi, piuttosto reazionari e (come recita il titolo originario) "arrabbiati", maldisposti a mettere in gioco la propria coscienza.
Il film, alla sua uscita, ebbe un immenso successo di pubblico ed ebbe riconoscimenti un po' ovunque (tre nomination agli Oscar, due Nastri d'argento, Orso d'oro al Festival di Berlino).
A distanza di più di cinquan'anni, "La parola ai giurati" non ha perso nulla del suo smalto, apparendo sempre attuale nelle tematiche e sorprendentemente moderno nella tecnica. Lo dimostrano le entusiastiche critiche odierne, di cui riportiamo un sommario esempio:
E' il 1°, eccellente film di S. Lumet, fino a quel momento attivo in TV. Serrato, intelligente, acuto, senza cadute né passaggi artificiosi sebbene l'azione si svolga interamente a porte chiuse (ilMorandini).
Rappresenta uno dei migliori film del genere legal movie, non solo per la sommessa energia attraverso cui il regista dosa i tempi e i movimenti della macchina da presa, ma anche per la disincantata capacità interpretativa dei suoi protagonisti (Wikipedia).
La regia di Lumet è trascinante e semplicemente geniale nel comporre le inquadrature sui giurati: li avvolge in fluidi piani sequenza, li scruta dagli angoli della stanza, li appaia e li separa, e poi passa ai dettagli, e li rivela (Alessia Starace).
...i personaggi non sono mai schematici e la tensione è fortissima (Film.tv.it).
Henry Fonda, di una bravura eccezionale, la sua semplicità i suoi silenzi, fanno parte del suo segreto interpretativo (Emmepi8).
Mai nessuno aveva dato (e darà) tanto dinamismo ad un film girato interamente in una stanza di tribunale (Cinemascope85).
Sotto la guida di una regia attenta e ricca di risorse, il lavoro alla macchina di Boris Kaufman e il concertato fluido e inarrestabile della recitazione alimentano e scandiscono l'azione interamente immersa nella dimensione chiusa e claustrofobica di una soffocante giornata estiva (Mario Sesti).
Unità di tempo, di luogo e di azione. Lumet costruisce questo piccolo gioiello cinematografico seguendo le regole della tragedia classica e avvalendosi di grandi attori che trasmettono ai loro personaggi sfumature ed insicurezze tutte umane (Na).
Non è soltanto un bellissimo e ben costruito film incentrato su tematiche legali e giuridiche, è anche, e forse soprattutto, una brillante, lucida e molto profonda analisi di una società (quella americana in questo caso) fatta di pregiudizi, di razzismi, di staccionate e diffidenze... (Ale55andra.it).
Fulminante esordio alla regia di Sidney Lumet… un capolavoro che non sente assolutamente lo scorrere degli anni, perfettamente costruito e messo in scena...(Manuel Celentano).
...il risultato genera più suspense della maggior parte dei normali thriller (New Yorker).
Il film è uno di quelli che rimangono dentro, uno di quelli che non si dimenticano mai, uno di quelli che mostrano cosa vuol dire fare cinema (Passatempimoderni.it).
Scelto nel 2007 per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, un film vibrante, teso, avvincente, emozionante, coinvolgente come pochi.
Un film da vedere e rivedere.
1 commento:
Esa película es buenisima
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