giovedì 26 giugno 2008

I Classici: "Topkapi"

Il 31 marzo, all'età di 96 anni, moriva Jules Dassin.
Figlio di un emigrato russo di religione ebraica, il regista americano - che ha diretto, tra gli altri, alcuni classici del noir e del polar come
La grande fiamma (1942) La citta' nuda (1948), Trafficanti della notte (1950), Rififi (1950), Mai di domenica (1960), La legge (1958)- fu una delle più celebri vittime del maccartismo.
Del 1964 è
Topkapi, vero e proprio capolavoro di umorismo e suspense (tra l'altro, ispirerà la serie tv Mission: Impossible), che all'epoca fu campione d'incasso (e di gradimento) in tutto il mondo.

Dassin
"appare cineasta abilissimo in Topkapi… La scena è a Istanbul, il colpo gobbo ha per obiettivo un pugnale tempestato di smeraldi che si trova nel museo, la banda è piacevolmente cosmopolita. Dassin sa raccontare un furto con scasso, io ha fatto tanto bene in Rififi che il film trasformò la tecnica di molte rapine; in Topkapi il colpo è ancora più divertente e fantasioso, svolto com'è fra i tetti a cupola di un museo orientale e un pavimento sensibile a ogni minima pressione. Più che la plausibilità, a questo genere di vicende si chiedono il colore locale, gli assoli estrosi dei caratteristi, la tensione spasmodica della scena madre. Nel film di Dassin tutto questo c'è: le bellezze di Istambul si toccano con mano; Ustinov, Morley, Tamiroff e gli altri sono deliziosi; n lungo episodio del furto si gusta in ogni particolare. E c'è Melma Mercouri…
Qui, spiritosa sul serio, raffigura in piena consapevolezza la donna dei rapinatori, una ninfomane. Niente di patologico mi é di sgradevole in un ritrattino in punta di penna, malizioso e sconcertante: il duetto con Maximilian Schell, bel tenebroso tutto occupato dal pensiero di colpo, è eccellente; e addirittura da antologia sono le buffe occhiate golose che la Mercouri dedica nello stadio a un folto gruppo di lottatori seminudi e unti"
(Tullio Kezich).
"Gli attori sono brillanti come il colore (fotografia di H. Alekan) che sfrutta le meraviglie del museo Topkapi" (ilMorandini).
"Tutto... raccontato con spirito e disinvoltura, mescolando abilmente farsa, paesaggio, folklore e bluff. Ma il grosso del racconto è praticamente assorbito tutto dal racconto del colpo, un formidabile rififi che occupa da solo quasi mezz'ora di proiezione, eccezionale pezzo di cinema per la bravura con cui Dassin, lavorando di acrobazia e di brivido, riesce a spingere sino all'estremo la minuziosissima descrizione delle varie fasi dell'operazione senza rallentare un minuto la tensione, anzi dilatandola nello spazio e nel mistero con quegli squarci spalancati sulla città notturna, sul monumentale meandro delle cupole, sul magico cielo del Bosforo.
E poi, fulmineo, imprevisto, lo scatto della trappola: un'inezia, un nulla, appena il frullo di un'ala, che capovolgerà tutto. Una piccola, deliziosa diavoleria che dovrebbe piacere tanto a Hitchcock"
(Filippo Sacchi).

Un film che a distanza di tanti anni non ha perso nulla della sua freschezza e della sua inventiva: una gioia rivederlo ancora oggi!
i classici

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