lunedì 2 giugno 2008

I Classici: "Per chi suona la campana"


Grande successo hollywoodiano legato soprattutto ai due amatissimi protagonisti (Francesco Mininni) "Per chi suona le campane" (1943) è il dodicesimo film di Sam Wood (ex allievo di Cecil B. DeMille) a cui si devono celeberrime opere come "Kitty Foyle, ragazza innamorata" (il film che regalò l'Oscar a Ginger Rogers), "Addio, Mr. Chips!", "Un giorno alle corse" e "Una notte all'Opera" (ambedue con i fratelli Marx).
"Nessun uomo è un'isola,
completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
suona per te".
E' la celeberrima poesia di John Donne da cui Hemingway trasse ispirazione per il suo romanzo.
Il film pone in secondo piano l'aspetto esistenziale e politico del libro, privilegiando la storia d'amore tra i due protagonisti… ma essendo questi due star tra le più carismatiche che il grande schermo abbia mai avuto, come non godere dalla sua visione?
Gary Cooper aveva vinto due anni prima, con "Il sergente York" di Howard Hawks, l'Oscar (ne avrà un altro nel 1952 per il bellissimo "Mezzogiorni di fuoco"): Cooper è bellissimo e normale, dunque più completo di un Power (solo bellissimo) e di un Bogart (solo normale). Quando Cooper morì di cancro, nel 1961, il Paese, e non solo, sprofondò in un lutto personale. C'era più dolore che per la perdita di un presidente, c'era lo stesso dolore della perdita di un famigliare. E proprio Kennedy, neopresidente, disse: "è morto Coop, come faremo adesso?" (MyMovies).
Ingrid Bergman,
volto di una intensa e pacata bellezza, occhi che sanno esprimere amore in ogni fotogramma, grande interprete sia di ruoli leggeri da commedia sia di densi personaggi drammatici, subito nota come «il più illustre regalo della Svezia a Hollywood» (MyMovies).
Scesa dal Nord a ricordarci anche brividi mistici e sensuali che increspano i fiordi. Quasi fosse nata, come fu detto, da un sogno di Ibsen
(Il Corriere della Sera), riceverà l'Oscar l'anno dopo con "Angoscia" di George Cukor (il primo dei tre ricevuti) .
i classici




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