sabato 3 maggio 2008

"Il treno per il Darjeeling" di Wes Anderson

Un viaggio fisico e spirituale in un film dolceamaro che la critica ha definito "eccentrico e personale", analisi (tra il surreale il paradossale l'assurdo) di una famiglia fragile bizzarra stralunata e... disastrata.
Presentato all'ultimo Festival di Venezia (dove ha vinto il Leoncino d'Oro, premio istituito dall'Agiscuola con lo scopo di avvicinare i giovani al cinema inteso come momento e mezzo di formazione),
"Il treno per il Darjeeling" segna il ritorno alla regia, dopo un paio d'anni, di Wes Anderson che nel 2001 aveva realizzato un'opera molto apprezzata, "I Tenenbaum".
Un film che si fa apprezzare per la smagliante fotografia, l'accattivante colonna sonora, le immagini coloratissime, i bei costumi (della nostra Milena Canonero), l'abilissimo uso della macchina da ripresa, la scenografia pittoresca ma non retorica. Qualche perplessità desta la sceneggiatura che peraltro va lodata per la sapiente mescolanza di ironia malinconia dramma: non sempre è chiaro quanto accade, non sempre è chiaro dove si tende a parare.
Un viaggio di formazione, una lezione di vita, la ricerca di se stessi, il graduale abbandono del passato, il tentativo (forse riuscito) di costruirsi una nuova vita… questi i temi portanti di un lavoro delicato e, per molti versi, affascinante che probabilmente dividerà il pubblico (come ha diviso i critici, altamente poetico e sofisticato per alcuni, una semplice storiella -banalmente intellettualistica- per altri) tra accesi sostenitori e altrettanto accesi detrattori.
Perfetti, nei rispettivi ruoli,
Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman (quest'ultimo anche co-sceneggiatore): bravissimi in una recitazione tutta mimica e gestualità alla Buster Keaton, malinconica e grottesca, compassata e scanzonata al contempo.
Impreziosiscono il film le apparizioni di
Natalie Portman, di Bill Murray, di Anjelica Huston (efficacissima!).
recensioni


Nessun commento: