giovedì 9 ottobre 2008

"Sfida senza regole" di Jon Avnet

(Righteous Kill)
Con Al Pacino, Robert De Niro,
50 Cent, Carla Gugino, John Leguizamo
Genere Azione, colore 100 minuti
Produzione USA 2008 - Distribuzione 01 Distribution
[Uscita nelle sale venerdì 26 settembre 2008]

Non si comprende bene l'accanimento della maggioranza dei critici nello stroncare il film di Jon Avnet (famoso per "Pomodori verdi fritti…"): "era da tanto che in un film di serie A non spirava un'aria così stracca e di routine" (Il Messaggero); "non bastano De Niro e Pacino" (Corriere della Sera); "investigazione piatta e personaggi ovvi" (La Stampa): "verboso polpettone" (Il Giornale); "thriller di media fattura" (Libero); "sciatto e scritto male" (L'Espresso); "stancamente, di scena già vista in scena già vista, si arriva alla conclusione" (Il Foglio) …

"Sfida senza regole" è invece un buon film, non eccezionale certo, ma coinvolgente ed interessante. La trama e l'ambientazione non brillano per originalità, ma come è possibile dire qualcosa di veramente nuovo di fronte all'overdose di telefilm ruotanti intorno ai vari Dipartimenti di polizia che il piccolo schermo sforna quotidianamente? Di positivo qui c'è che la regia non punta sui soliti effetti speciali, sulle trite e ritrite scene carambolesche, sull'inverosimile azione a tutti i costi, sul super-eroe che combatte l'odioso cattivo di turno: l'attenzione è rivolta ai personaggi, alle loro psicologie, alle loro motivazioni, al loro chiedersi quale sia il senso della giustizia. E naturalmente tutto ruota intorno alla presenza magnetica di due giganti come De Niro e Pacino, leggende viventi che da soli esprimono buona parte della storia del cinema. Si è rimproverato loro di non impegnarsi eccessivamente, sbagliando a mio parere. I due ormai non hanno bisogno di dimostrare nulla: sono talmente grandi che basta essere loro stessi (e qui con una apprezzabile lieve ironia verso i rispettivi ruoli, due veterani pluridecorati a un passo dalla pensione) per riempire lo schermo, catturare l'attenzione di qualsiasi pubblico, rendere meritevole di essere visto qualsiasi lavoro in cui compaiano (il finale amaro e crepuscolare, centrato sul confronto diretto tra gli sguardi dei due, è difficilmente dimenticabile).

Un poliziesco cupo e pessimista che sfuma i confini tra la verità e la menzogna, che ha il merito (contrariamente alle certezze della mentalità americana) di vedere la realtà in grigio piuttosto che tagliata con l'accetta in bianco e in nero (e che porta molti spettatori a interrogarsi sui lati oscuri della nostra personalità e cosa -per noi- sia bene e cosa sia male).

Buono il cast di contorno ma le presenze femminili (l'avvocatessa drogata, la poliziotta con istinti masochistici) del tutto convenzionali inutili e superflue.
Negativo il sospetto che la sceneggiatura tenda a strizzare l'occhio al "farsi giustizia da sé" oggi pericolosamente tanto di moda.


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