Fantascianza, colore 14 minuti
Nove anni di strepitoso successo, il prestigioso settimanale "Entertainment Weekly" che definisce il programma come "a cult favorite", 16 Emmy Awards e 5 Golden Globes, proclamato nel 2004 dall'Accademia dei Telefilm (in occasione dei 50 anni della televisione italiana) "miglior serial fantascientifico di sempre" e "miglior serie tv di tutti i tempi". Questi, e tanti altri, i titoli di merito di "X Files", sicuramente una delle migliori e inquietanti produzioni che la televisione abbia mai realizzato.
Nel 1998 Rob Bowman girò il primo film per il grande schermo, film che non entusiasmò molto ma si fece apprezzare per il ritmo e per il "notevole brio inventivo, soprattutto nella seconda parte con la base extraterrestre nascosta sotto le nevi dell'Antartide" (il Morandini).
Dieci anni dopo abbiamo questo secondo film diretto proprio dal creatore della serie, Chris Carter, che ha dovuto affrontare un doppio problema. Soddisfare i fan della serie-mito, piacere a chi di questa non sa nulla. Il risultato è che non ha accontentato quasi nessuno (e gli incassi modesti in tutti il mondo non lasciano dubbi sulla mediocrità del prodotto finale).
Terribilmente lento, il racconto (che pare eccessivamente lungo e che affronta il tema dell'amore attraverso l'evoluzione del rapporto tra Mulder e Scully ma anche argomenti come il contrasto tra fede e ragione, e la necessità del perdono e della redenzione) si trascina stancamente.
Trama un po' scontata, sceneggiatura povera di idee, a tratti pure monotona. Completamente assente tutto quanto ha caratterizzato, per tanti anni, la produzione televisiva: le emozioni, la suspense, l'ispirazione, il brivido, il senso di novità, la vena narrativa, l'analisi di casi incredibili (ai confini della realtà) che nascondono misteri inquietanti e non hanno alcuna spiegazione logica, il ritratto di un mondo dove tutto è possibile anche se mai conoscibile fino in fondo (un mondo completamente privo di certezze: nessuno è colui che sembra, tutti hanno qualcosa da nascondere)...
Ritroviamo solo lo scetticismo di lei (nonostante tutto) e l'incorreggibile idealismo di lui (nonostante le mille sconfitte) in "un thriller-horror del tutto slegato dalla mitologia della serie" (Emanuele Rauco).
Molti critici hanno giustamente stroncato il film ma è comunque da apprezzare l'uso accorto e ragionato degli effetti speciali, che non prevalgono mai sulla storia, anche perché l'attenzione del regista si concentra sull'animo (i dubbi, i conflitti, il lato oscuro) dei due protagonisti, "persone in crisi in un mondo senza pietà, in lotta con i propri fantasmi e con seri problemi di adattabilità alla società contemporanea" (Daniela Catelli).
David Duchovny e Gillian Anderson sono una bella coppia, la loro alchimia sullo schermo è perfetta. Singolarmente, bisogna dire che mentre la seconda mostra buone qualità drammatiche, il primo risulta un po' statico e monocorde.
p.s.
1)La serie televisiva si concludeva con il sospetto che Mulder fosse un alieno e che lui e Scully stessero per essere rapiti dagli extraterresti. Che fine ha fatto tutto ciò?
2)Se il regista voleva fare qualcosa di nuovo e di diverso (...niente di male), perché allora dare questo titolo al film? Chiaramente uno specchietto per le allodole: come è possibile non sentirsi traditi e presi in giro?
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