Benché alcuni critici abbiano dato un giudizio piuttosto negativo, "Paris" è una delle migliori commedie corali apparse negli ultimi anni, un girotondo di storie e di figure dall'accattivante umanità "ognuna colta in un breve momento della sua vita ma capace di farne emergere il carattere, di fissarne per un attimo una debolezza o una inaspettata risorsa" (Corriere della Sera) e che illustrano al meglio le varie caratteristiche della capitale francese ("splendidamente fotografata da Christophe Beaucarne, senza enfasi ma non senza amore", Marianna Cappi),
Assoluta mancanza di retorica, niente "cartoline" né folclore in questo perfetto miscuglio di momenti drammatici e situazioni ironiche (sempre equilibrati, mai in eccesso sia nell'uno che nell'altro campo).
Un film complesso e semplice al contempo, malinconico e divertente, scorrevole, sempre piacevole e interessante.
Un campionario di umanità, ogni personaggio un microcosmo con la sua psicologia il suo mondo la sua diversità, "persone reali nella loro quotidianità" (Anastasia Mazzia) che in fondo si possono incontrare in qualsiasi città e in cui è impossibile non riconoscersi e immedesimarsi. E il tutto ritratto in modo sincero-veritiero-affettuoso da un Cédric Klapisch in gran forma, regista di culto dopo lo straordinario successo del suo "L'appartamento spagnolo" (2002), specializzatosi ormai nel dirigere con maestria "commedie leggere che raccontano l'amore per la vita, tra frustrazioni e speranze collettive" (MyMovies) e che questa volta pone l'accento forse più sul lato cupo che lieve della vita.
Un film che risulterebbe perfetto se non fosse per le perplessità destate nello spettatore dall'irrisolto personaggio dell'ammalato Pierre che, nelle intenzioni del regista, nell'immaginare la propria morte all'improvviso dà un nuovo significato alla sua vita, alla vita degli altri, e alla vita dell'intera città: a lui "spetterebbe il compito di far sbocciare lo sguardo metaforico e malinconico su Parigi, ma così non avviene, poiché si opprime troppo la sua figura lasciandola quasi a vegetare in attesa della morte. Pierre rappresenta troppo scopertamente "il discorso del film" e, allo stesso tempo, si dimostra assolutamente "inutile" al film stesso" (Alessandro Aniballi).
Da applauso l'intero cast, non accade spesso vedere uno stuolo di attori uno più bravo dell'altro e che sarà difficile dimenticare: si distinguono il "professore" Fabrice Luchini e naturalmente Juliette Binoche (brava tenera luminosa come non mai… è possibile non innamorarsi di lei?).
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sabato 27 settembre 2008
"Parigi" di Cédric Klapisch
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