Immagini mozzafiato (spesso degne di Broadway), ogni inquadratura è una sorpresa, novanta minuti mai ripetitivi e di totale coinvolgimento e che fanno comprendere -meglio di mille trattati- quanto l'uomo sia simile alle altre specie animali (nonché quanto sia meraviglioso il pianeta in cui abbiamo la fortuna di esistere).Un film che ammalia e rasserena, un film che riconcilia con la vita e che si vorrebbe non finisse, un film dove poesia e fantasia dominano incontrastati (poesia e fantasia che una volta caratterizzavano i cartoons, oggi sempre più rivolti alla meraviglia tecnica) e che stenti a credere sia realtà: dimostrazione che a volte la realtà stupisce più della finzione (Everyeye.it).
Lode alla Mikado per aver deciso di portare un tale prodotto nelle nostre sale (e per di più in un periodo, fine estate, certamente non favorevole), lode a Laurent Charbonier (già direttore della fotografia ne Il popolo migratore e qui al suo debutto nel lungometraggio) per aver realizzato un'opera spettacolare e affascinante, delicata e sognante, emozionante e tenera, magnifica e spesso toccante… mirabile nel permetterci di scoprire le storie d'amore più straordinarie mai raccontate (FilmUp).
Un lavoro titanico il suo (il pressbook ci offre cifre impressionanti: 80 ore di materiale filmato, 500 giorni di riprese con temperature oscillanti tra i -30 °C e i +50 °C, 170 specie filmate di cui 80 compaiono nel montaggio finale, 2 anni di produzione in 16 nazioni diverse), dalle dimensioni quasi epiche, incantevole e magico al contempo.
Da sottolineare che il commento off (peraltro bellissimo) è ai minimi termini e non risulta quindi invadente come ne La marcia dei pinguini: protagonisti sono i canti e i rumori riprodotti dagli animali e dalla natura... ma anche le accattivanti e appropriate musiche di Philip Glass.
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