sabato 12 luglio 2008

"Alexandra" di Aleksandr Sokurov

Secco, asciutto, essenziale al massimo. Una sceneggiatura scarna, fatta di poche cose (Alexandra, un'anziana russa, si reca in Cecenia in visita del nipote, giovane ufficiale stanziato in un campo militare), ma che permette ad Aleksandr Sokurov di mostrare pienamente il suo eccezionale talento nel creare un'atmosfera di angoscia e di smarrimento.
Sorprendente come il regista, senza mostrare un goccio di sangue o un combattimento, riesca a trasmettere il senso della tragedia (e dell'assurdità) che è dietro a ogni conflitto armato: niente eroismo, niente gloria, solo miseria dolore rassegnazione fatica sudore stanchezza sporcizia puzza...
Il tema essenziale del film è la guerra e il suo dramma, ma si parla anche di solitudine, di vecchiaia, di rapporti familiari… uno sguardo all'essere umano nella sua totalità che coinvolge completamente lo spettatore, lo emoziona e lo turba.

"E' la nonna di tutti i soldati al fronte, e la madre di tutte le vedove cecene, Aleksandra doveva rappresentare la luce della ragione, l'intelligenza che sovrasta il clangore delle armi", ha dichiarato Sokurov: ed è subito da sottolineare l'ottima presenza scenica della ottantaduenne Galina Vishnevskaya, celebre cantante lirica e qui attrice esordiente, un volto e una prestazione che non dimenticheremo facilmente e che rispondono in toto alle intenzioni del regista.

Intelligentemente il film (che secondo "Il Messaggero" è stato
"il più bel film in concorso al 60° Festival di Cannes") non è doppiato e ciò consente al pubblico di penetrare meglio nella realtà che ci viene mostrata: del resto le parole sono poche in questo lavoro, contano più i gesti e gli sguardi che mirabilmente trasmettono la sofferenza di chi è lontano da casa e di chi deve subire l'occupazione della propria terra.

Profondo, intenso, lirico: un film da vedere per chi ama il buon cinema e ama riflettere su quanto accade oggi nel mondo.
Un plauso particolare alla fotografia, decolorata in un beige seppiato, eccezionale nell'esprimere desolazione e squallore.

Pochi film nella storia della cinematografia mostrano in pieno come
la guerra sia il massimo livello del degrado umano: Alexandra sicuramente ne fa parte.
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