domenica 25 maggio 2008

"In Bruges" di Martin McDonagh

Entusiasmo della critica ma flop ai botteghini per questo primo lungometraggio del regista teatrale inglese Martin McDonagh (Oscar 2006 per il miglior corto), film di difficile interpretazione per il suo continuo oscillare tra toni e stili diversi, dal demenziale al dark, dalla giocosità al cinismo. Si ha quasi l'impressione che McDonagh abbia girato due lavori con la stessa trama (il primo caricaturale ironico paradossale, il secondo altamente drammatico) e che poi in fase di montaggio abbia preso un po' dell'uno e un po' dell'altro senza riuscire a creare un'opera unitaria e omogenea (come invece suggerirebbe la locandina italiana che ritrae Colin Farrell con una pistola in una mano e un cono gelato in un'altra).
Racconto non plausibile imperniato su due improbabili killer, situazioni immotivate, ritmo lento, personaggi assurdi e irreali caratterizzano
"In Bruges", miscellanea di situazioni tragiche che stridono con gag e battute che si vorrebbero caustiche e dissacranti (ma che risultano spesso fastidiose e di cattivo gusto).
Il tentativo ambizioso di creare un'opera tragicomica (umoristica e cupa, divertente e triste al contempo) con toni esistenzialisti e surreali appare del tutto fallito e ha il solo effetto di spiazzare lo spettatore, confonderlo e irritarlo. Aggrava il tutto l'interpretazione sopra le righe di
Colin Farrell, senz'altro uno dei migliori attori oggi in circolazione, ma che qui si esibisce in un tale campionario di smorfie da rendere il suo personaggio un vero e proprio clown (ruolo che del resto avrebbe richiesto un interprete più giovane). Perfetti risultano invece Brendan Gleeson e Ralph Fiennes.
Splendide e struggenti, naturalmente, le immagini che ritraggono Bruges.

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