martedì 20 maggio 2008

"Gomorra" di Matteo Garrone


Successo annunciato per il sesto film di Matteo Garrone (tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano, diventato ormai, non sono l'unico a dirlo, icona a se stesso): applausi convinti al 61° Festival di Cannes, incassi record in Italia, numerose vendite all'estero, ottime critiche…
Molti hanno accostato
"Gomorra" a "Il caso Mattei" (le 7 Sorelle complici nella morte del presidente dell'ENI?) o a "Le mani sulla città" (il degrado colpa dei vari intrallazzi politici?), lavori che ponevano inquietanti interrogativi su quanto stesse accadendo in Italia e coraggiosamente tentavano di dare delle scomode e non gradite risposte. Ma il film di Garrone quale denuncia fa?
Il traffico di droga e armi, il riciclaggio di rifiuti tossici, le collusioni tra industria e delinquenza, la spietata lotta tra diversi clan… qual è la novità? Notiziari televisivi e giornali ce ne parlano quotidianamente, innumerevoli fiction trattano questi temi.
"Gomorra" offre un affresco di quanto tutti sappiamo, senza prospettare una via d'uscita o accennare a un barlume di speranza. Nulla è positivo in questa Napoli, tutto è in sfacelo, dalla mentalità all'ambiente: si esce dalla sala con la sensazione che ormai "il male" sia imbattibile, che nulla si possa fare (il che sarà vero ma mi sembra estremamente pericoloso come messaggio). La delinquenza la paura il compromesso la corruzione la ferocia… sono i dominatori assoluti, il potere e il danaro gli unici valori riconosciuti: e perché questo? in cosa la società ha sbagliato? Nel film non si tenta minimamente di spiegare il disastro materiale e spirituale, non si indica una possibile via di uscita: le cose stanno così… e basta. Non si analizza, si mostra: la conclusione è, mi sembra, un invito alla non riflessione e alla non discussione. Giustamente, a parer mio, un critico (mosca bianca nel generale panegirico) si è chiesto: ...ma un film come questo a che serve? (1)
Stilisticamente "Gomorra" è nella media (montaggio riprese fotografia… non presentano grandi novità né particolari finezze) e fa pensare più a un reportage che a un vero e proprio film.
Ottimi gli interpreti professionisti (naturalmente spicca quel mostro di bravura che è Toni Servillo), solite perplessità su gli attori presi dalla strada (facce sicuramente giuste, impaccio nella gestualità e nelle movenze).
Da sottolineare che il linguaggio è un dialetto talmente stretto che sono stati necessari i sottotitoli (geniale la scelta di colorarli bianchi su uno sfondo che spesso è bianco!).
(1) nota aggiunta il 26 maggio: confermo il mio giudizio negativo nonostante il Grand Prix che Cannes ha assegnato al film e che il nostro Presidente della Repubblica abbia dichiarato "...
dico che Gomorra, film di verità e di dolore su Napoli, mai come in questo momento interroga e stimola le nostre coscienze".
recensioni

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un film come questo a cosa serve?

Per me potrebbe svegliare la gente che trova ancora nella criminalità italiana quell'aura affascinante creata da certi film di Scorzese.
PDM

Massimiliano Biagetti ( aka Massy Biagio ) ha detto...

ra ho cpito perchè tanti campani ce lì'hanno con quello scrittore, come si chiama... Non è questione che sono tutti camorristi..