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Quanto scrisse laRepubblica riguardo a "Leoni per agnelli" è riferibile, parola per parola, anche per "Interview" di Steve Buscemi, regista tra i più rappresentativi del buon cinema indipendente americano (nonché attore-feticcio dei fratelli Coen).
Impianto teatrale (due soli personaggi, un unico ambiente, unità di luogo-tempo-azione), una specie di seduta di psicoterapia fuori dagli schemi, un gioco al massacro in cui menzogna e verità, apparenza e realtà... si scambiano continuamente i ruoli. Una feroce (e umanissima) analisi della solitudine, della fragilità, delle contraddizioni, delle nevrosi, delle paure e dei sensi di colpa di due esseri simbolo dell'odierna società.
Un film coraggiosamente controtendenza, di quelli che una volta la Hollywood migliore era consueta a produrre e che ora sono sempre più rari. Un film (dalla sceneggiatura 10 e lode) che impegna l'intelligenza e l'attenzione costante dello spettatore che può ritrovarvi parte di se stesso, un film tutto abilmente giocato sull'inganno e sulla manipolazione.
Uno spietato psicogioco che denuncia l'ambiguità e la prevaricazione (ma anche le miserie) dei media, sempre più dominanti del nostro quotidiano.
La regia è bravissima nel creare un clima quasi claustrofobico ma pieno di movimento e dal ritmo frenetico, la prestazione dei due protagonisti è una vera e propria lezione di recitazione (e Sienna Miller finora distintasi soprattutto nel campo della moda e della pubblicità, rivela un talento straordinario in un ruolo non facile e rischioso).
Presentato con successo al Festival di Berlino e al Sundance, un film che molti non gradiranno, giudicandolo eccessivamente verboso e monotono… a mio parere sbagliando. Steve Buscemi concede poco al pubblico ma realizza una raffinatissima opera in cui commedia e dramma convivono perfettamente e che chi ama il cinema fatto di sostanza non dovrebbe perdere.
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