giovedì 17 aprile 2008

"Interview" di Steve Buscemi

Realizzare "...un film argomentativo anziché spettacolare, più attento ai valori che alla cassetta, oggi pare roba da fantascienza... Il giorno in cui non ci fosse più posto per film come questo, sarebbe un giorno triste".

Quanto scrisse laRepubblica riguardo a "Leoni per agnelli" è riferibile, parola per parola, anche per "Interview" di Steve Buscemi, regista tra i più rappresentativi del buon cinema indipendente americano (nonché attore-feticcio dei fratelli Coen).

Impianto teatrale (due soli personaggi, un unico ambiente, unità di luogo-tempo-azione), una specie di seduta di psicoterapia fuori dagli schemi, un gioco al massacro in cui menzogna e verità, apparenza e realtà... si scambiano continuamente i ruoli. Una feroce (e umanissima) analisi della solitudine, della fragilità, delle contraddizioni, delle nevrosi, delle paure e dei sensi di colpa di due esseri simbolo dell'odierna società.
Un film coraggiosamente controtendenza, di quelli che una volta la Hollywood migliore era consueta a produrre e che ora sono sempre più rari. Un film (dalla sceneggiatura 10 e lode) che impegna l'intelligenza e l'attenzione costante dello spettatore che può ritrovarvi parte di se stesso, un film tutto abilmente giocato sull'inganno e sulla manipolazione.
Uno spietato psicogioco che denuncia l'ambiguità e la prevaricazione (ma anche le miserie) dei media, sempre più dominanti del nostro quotidiano.
La regia è bravissima nel creare un clima quasi claustrofobico ma pieno di movimento e dal ritmo frenetico, la prestazione dei due protagonisti è una vera e propria lezione di recitazione (e Sienna Miller finora distintasi soprattutto nel campo della moda e della pubblicità, rivela un talento straordinario in un ruolo non facile e rischioso).

Presentato con successo al Festival di Berlino e al Sundance, un film che molti non gradiranno, giudicandolo eccessivamente verboso e monotono… a mio parere sbagliando. Steve Buscemi concede poco al pubblico ma realizza una raffinatissima opera in cui commedia e dramma convivono perfettamente e che chi ama il cinema fatto di sostanza non dovrebbe perdere.

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