mercoledì 26 marzo 2008

"La Banda" di Eran Kolirin

Primo lungometraggio del trentaquattrenne regista israeliano Eran Kolirin, "La banda" è stato da molti considerato il grande escluso dalla corsa agli Oscar come miglior film straniero (sembra perché girato per oltre il 50% in inglese), ma si è guadagnato più di un premio al 60° Festival di Cannes.
"Brillante commedia dal retrogusto amaro" è stato giustamente definito questo lavoro dai toni a volte surreali e che perennemente oscilla tra ironia e malinconia. Un inno alla voglia di comunicare, all'incontro di civiltà per troppo tempo intolleranti l'una verso l'altra, ostili e diffidenti, apparentemente distanti ma in realtà (come tutti gli esseri umani) simili: le speranze, le delusioni, le rinunce, la solitudine, il rammarico, l'amore, il dolore… sono uguali ed evidenziano l'assurdità di guerre e incomprensioni.

Un film (in cui un ruolo centrale ha la musica) pieno di umanità e di dignità e fierezza, magnificamente interpretato da uno stuolo di attori bravissimi nell'esprimere, anche con i silenzi e il non-detto, emozioni e sentimenti universali e in cui ogni spettatore potrà ritrovarsi.

Qualcuno potrebbe non gradire il ritmo lento imposto dalla regia, eppure è una componente del fascino di questo piccolo gioiello che ha più di una scena da antologia, difficilmente dimenticabile (la sequenza a tre nel locale skating è una delle più belle che il grande schermo ci abbia mostrato: difficile trattenere in sala l'applauso!).
Ottima la fotografia dall'eccellente valore cromatico che ritrae i vari personaggi in lande deserte e popolate dal nulla, con un lodevole gusto estetico da "quadro vivente". Da encomio la regia asciutta e "discreta", delicata e quanto mai convincente nell'offrire un affresco mesto e malinconico di una realtà dove degli esseri hanno la possibilità di conoscersi comprendersi (...amarsi?).
In una intervista,
Eran Kolirin ha dichiarato "abbiamo dimenticato il legame tra gli esseri umani e la magia della conversazione, perché la nostra unica preoccupazione era quanto grande fosse la fetta della torta su cui potevamo mettere le mani". Come non essere d'accordo?

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