martedì 25 marzo 2008

Il potere delle Major

Nel 1946 i biglietti venduti negli Stati Uniti furono quattro miliardi, nel 1970 meno di un miliardo.
Hollywood perde terreno.

Ma la colpa non è solo della televisione, come comunemente si crede.
E’ da ricordare innanzitutto che nel dopoguerra ci fu una rapida espansione economica, e l’accresciuta prosperità non fu un vantaggio per il cinema (la cui frequenza è alla portata di tutti o quasi). I salari più alti e il minor numero di ore di lavoro consentono a molte persone di dedicare il tempo libero ad attività prima proibite. C’è poi da considerare che negli anni Cinquanta moltissimi americani si trasferirono nei sobborghi dove le sale cinematografiche erano relativamente poche (i locali erano soprattutto nel centro delle grandi città che stavano ormai perdendo gran parte di abitanti residenti).
Nello stesso periodo l’industria cinematografica dovette affrontare un altro attacco. I grandi studios dominavano non solo perché producevano e distribuivano films ma soprattutto perché controllavano le sale: basti pensare che negli anni Trenta e Quaranta la produzione e la retribuzione delle star incidevano solo per il cinque per cento degli investimenti, il 94% era per la proprietà dei locali.
Le majors alimentavano con i film di maggior impegno produttivo le sale più prestigiose, le minors si rivolgevano alle sale secondarie. Nel 1948 la Corte suprema decretò che lo "studio system" era un monopolio illegale. Gli studios dovettero vendere le catene di cinema di loro proprietà.
Il calo del numero degli spettatori e la perdita della garanzia di sicurezza costituita dalla proprietà delle sale cambiò l’industria cinematografica. Le major ridussero le attività, licenziarono molti impiegati, vendettero risorse.
p.s.
Alcuni analisti sostengono che in effetti le major non hanno del tutto perduto il loro predominio. L’azione legale contro esse trascurò un punto cruciale: sottrasse loro l’esercizio delle sale ma lasciò nelle loro mani la distribuzione. La Corte prese posizione contro il dominio sul mercato nazionale ma con il potere sulla distribuzione le major continuarono (e aumentarono a dismisura) a padroneggiare nel mercato estero: i ricavi dai paesi esteri stanno diventando una fetta sempre più consistente dei guadagni generali (secondo una inchiesta, per la Disney e la Fox alla fine degli anni Novanta il rapporto fu di circa 60 a 40 a favore dei ricavi dall‘estero)
(da "La nuova Hollywood" di Geoff King, Einaudi 2004)

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