venerdì 21 marzo 2008

La critica e il critico


Illuminante spiritoso arguto… il libro scritto da Morando Morandini "Non sono che un critico" (NPE, Parma 1995).

La sua lettura è una fonte di ispirazione per chiunque recensisca film (e per chi legge le recensioni) e quindi è opportuno affrontare l'argomento dibattuto da Morandini.

La premessa necessaria è che la "critica" è un'attività "parassitaria" per eccellenza, ma non nel senso che il critico viva sfruttando l'altrui fatica. Giustamente, sulle colonne della "Frankfurter Allgemeine Zeitung", Marcel Reich-Ranicki rispondeva a Gunther Grass ("gli scrittori sono i datori di lavoro dei critici che senza di loro rimarrebbero disoccupati"): "come dire che i ladri sono i datori di lavoro dei giudici".
E' bene ribadire che un critico scrive per i lettori non per gli autori. Una recensione ben fatta informa, analizza, valuta: fa da punto di riferimento.
Eppure, scrive il Morandini, è anche vero che "per il cineasta il critico ha una funzione capitale… perché l'atto critico partecipa alla memoria del film. E' una testimonianza del suo passaggio, della sua esistenza. Col tempo può restare l'unica traccia del confronto dell'opera col genere umano".

Ecco un decalogo per chi vuole recensire:
1) Leggere di tutto
2) Vedere film soprattutto in sala
3) Scrivere, prendere appunti
4) Scegliere un critico di fiducia per confrontare i giudizi
5) Il cinema è la sintesi di molte arti, e quindi andare a teatro, vedere mostre, ascoltare concerti…

Tre sono i compiti principali di un buon recensore:
1) Descrivere il film con eventuali notizie sull'autore, sugli avvenimenti storici che costituiscono il contesto della vicenda o sulla sua origine letteraria o teatrale.
2) Enuclearne i temi evidenti o latenti, collegandoli con i film precedenti del regista o con altri prodotti dello stesso tipo.
3) Formulare il giudizio di valore, graduando consenso e dissenso, elogi e riserve.

Due le cose essenziali da rammentare:
1) Ricordarsi che "critica" è "crisi": dunque giudizio aperto e indagine provvisoria che cammina sul sentiero della sua provvisorietà.
2) Lo spettatore comune esagera nel giudicare un film soltanto con le ragioni del cuore. Ma il critico deve evitare l'eccesso opposto, rivelando di avere, al posto del cuore, un catalogo bibliografico.

In Italia si è persa l'abitudine di pubblicare il giorno dopo le recensioni di tutti i film nuovi: ormai si preferisce dedicare loro un giorno preciso della settimana (generalmente il Sabato). Ciò che colpisce però negli attuali quotidiani è che la recensione è l'ultima ruota del carro. Di un film se ne parla soprattutto durante la lavorazione, alla vigilia della prima a New York o Los Angeles, per il resoconto degli incassi, in caso di primato nell'affluenza di pubblico o in caso di clamoroso e inaspettato insuccesso. Naturalmente gli articoli aumentano a dismisura se una pellicola suscita pettegolezzi, scandali, censure, polemiche...
"Anche in questo settore -conclude il Morandini- l'informazione tende a diventare sempre più spettacolarizzata, parapubblicitaria, influenzata dalle pratiche televisive".

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