martedì 10 giugno 2008
"Quando tutto cambia" di Helen Hunt
Ottima come alcolizzata picchiata dal marito separato in "Un sogno per domani" e come madre solerte di un bimbo malato in "Qualcosa è cambiato", Helen Hunt debutta nella regia (riservandosi però sempre la parte di protagonista) in questo film (tratto dal romanzo di Elinor Lipman Then she found me) in bilico tra il dramma e la commedia (e con una trama che poteva facilmente cadere nel feuilleton e nel retorico lacrimevole).
La critica si è divisa nel giudizio: alcuni hanno lodato la "semplicità e profondità dei sentimenti e delle emozioni narrate", altri invece non hanno apprezzato lo "slalom tra coincidenze e situazioni troppo affastellate, nonché tra cambiamenti di tono dalla commedia realistico-amarognola al dramma".
La caratteristica saliente di "Quando tutto cambia" è l'essere un'opera lodevolmente molto soft (e quindi coraggiosamente controcorrente) ma che forse ha il torto di mettere troppa carne al fuoco: molti i temi affrontati (religione, fede, maternità, nevrosi, solitudine, tradimento, insoddisfazione generazionale, ricerca di se stessi, bisogno di affetto e di sicurezza…) non tutti adeguatamente approfonditi e non tutti svolti in modo verosimile.
"Quando tutto cambia" si fa soprattutto apprezzare per il suo tono garbato, la sua sottile ironia, la sua satira "non gridata": una buona combinazione di umorismo agrodolce e di commedia impegnata. Punto di forza, gli attori (Bette Midler, Matthew Broderick, Colin Firth) tutti perfetti nei rispettivi ruoli e nel contorniare la Hunt mattatrice, brava e bella nelle sue rughe non nascoste.
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